Un libro sul dolore, sulle fughe obbligate dagli orrori delle guerre, sulle vite spezzate e ,nei casi migliori, ricostruite altrove ,ma sempre segnate da profonde ferite che all’improvviso si riaprono e fanno sì che si ritorni al punto di partenza. Un libro ambientato in Cambogia, la cui storia è stata segnata dalla ferocia della dittatura dei Khmer rossi. La fuga di Mei dall’orrore, l’approdo in Canadà, i successi lavorativi o familiari non riusciranno a quietare la sua sete di pace se prima non darà ascolto all’ “ l’eco delle città vuote” e non ritroverà le proprie radici. Anche la scrittura elegante ,ma discreta al contempo ha fatto sì che apprezzassi questa autrice che non conoscevo.