TANTE PICCOLE SEDIE ROSSE (13/09/2017) - a cura della prof.ssa Anna Cosenza Toscano


Autore: Edna O'Brien

Genere: narrativa straniera

Valutazione:

Il titolo del romanzo  fa riferimento a quanto accaduto nel 2012 quando al centro di Sarajevo undicimilacinquecentoquarantuno sedie rosse furono messe in fila , per ricordare l’inizio dell’assedio della città da parte delle forze serbo-bosniache. Seicentoquarantatre sedie erano di dimensione più piccola poiché ognuna di esse rappresentava un bambino ucciso dai cecchini. Il libro si divide in due parti , la prima ambientata in Irlanda , la seconda in Inghilterra. Prende avvio dall’irruzione nella tranquilla vita della piccola comunità irlandese di un uomo dalla personalità magnetica, affascinante. Costui si spaccia per poeta , guaritore e sessuologo, si presenta come Vlad in realtà è Vuk , il lupo, l’autore –regista dei massacri avvenuti  durante l’assedio di Sarajevo. Nessuno sospetta chi in realtà egli sia, quale belva feroce si nasconda dietro quegli occhi azzurri di ghiaccio che penetrano dritti nel cuore di Fidelma, vera protagonista del romanzo. In lui Fidelma ripone tutte le sue più segrete speranze: vivere un vero amore e diventare madre e per lui pagherà un prezzo altissimo pari agli orrori vissuti da tante altre vittime innocenti di una folle guerra. La seconda parte vede la donna  che ha abbandonato tutto ciò che aveva,  trasferita in Inghilterra alla ricerca di un sé che pensava irrimediabilmente perduto, ma che ancora , seppur ridotto al lumicino, esiste in fondo al suo cuore. Romanzo forte, potente che tratta sì della guerra iugoslava, dell’orrore , della ferocia di cui è capace l’essere umano, ma tratta anche della speranza, dell’amore e nello specifico dell’amore materno verso un figlio mai nato e verso i figli uccisi. Un pugno allo stomaco le pagine in cui il Lupo sogna il compagno K che gli dice “ quell’assedio ha spezzato molti cuori…ma non il nostro”, placide le descrizioni del paesino irlandese , oggettivo e crudo il racconto della violenza perpetrata su Fidelma , un libro che a tratti ricorda, fatte salve le dovute differenze , la crudezza della Trilogia di K della Kristof, l’amore sconfinato  di “ Venuto al mondo” della Mazzantini, la placida quiete de il Crepuscolo di Haruf. . Ma il libro è assolutamente originale  ed ha il pregio di  interpretare pienamente il senso di fare letteratura cioè presentare una realtà deformata, trasfigurata in modo da poter  assurgere a messaggio universale.