L’UOMO DI KIEV (01/09/2018) - a cura della prof.ssa Anna Cosenza Toscano


Autore: Bernard Malamud.

Genere: narrativa straniera

Valutazione:

 

Ispirato ad fatto realmente accaduto, il libro racconta di Yakov Bok, tuttofare ebreo che ,stanco della sua misera vita in cui non ha mai conosciuto se non privazioni, miseria e abbandoni ( l’ultimo quello della moglie,) decide di lasciare il paese e il ghetto in cui viveva  per trasferirsi a Kiev in cerca di un’opportunità migliore. Vuole dare una svolta alla sua vita. Malauguratamente la svolta arriva ,ma in peggio. Dopo aver soccorso e salvato un uomo caduto riverso nella neve, Yacob riceve da lui come ringraziamento per la buona azione compiuta, un lavoro: dovrà svolgere le mansioni di sorvegliante nella fabbrica di mattoni del ricco uomo russo il quale gli offrirà anche l’alloggio proprio sopra la fabbrica. Il magnate non sa che Yacov è ebreo né tantomeno Yacov troverà il coraggio di confessarglielo. Da questo momento in poi la vita del tuttofare si incastonerà nella Storia e  comincerà per lui una discesa agli Inferi. Accusato di avere rapito, torturato  e assassinato un bambino per estrarne il sangue per compiere dei riti sacificali,  viene arrestato e tradotto in galera. A niente serviranno le sue proteste, i pianti, le prove evidenti della sua innocenza, l’aiuto del procuratore incaricato dell’inchiesta , uomo intelligente e giusto che pagherà con la vita la sua presa di posizione. Yacov è la vittima perfetta, l’agnello sacrificale da offrire sull’altare della Storia. E’ ebreo , e questo è il peccato suo e del popolo che rappresenta. Torturato, umiliato, profanato, piagato, sottoposto ai più atroci tormenti Yacov , uomo mite , non solo non si piegherà a confessare un delitto non commesso, ma addirittura crescerà a dismisura  come uomo diventando il prototipo di quel pregiudizio storico che ha caratterizzato la Storia nei secoli a partire dalla diaspora finendo nel rogo della Shoà e dei pogrom fino ai giorni nostri.

Il libro fa riflettere su quanto possa influire il pregiudizio sulla vita degli esseri umani determinandola fino alla morte. Tornano nel romanzo tutti gli atavici pregiudizi , dicerie, superstizioni relative al popolo ebraico; leggendolo e soprattutto prendendo in considerazione l’azione dell’accusatore, uomo di legge!! non ho potuto non pensare alla Storia della colonna infame del Manzoni, al Processo di Kafka, al caso Dreyfus ( peraltro citato nel romanzo) a tutte quelle azioni insomma compiute in nome della giustizia ,ma in realtà dettate dal pregiudizio ed è questa considerazione che rende, a mio avviso,  il romanzo anche moderno. Una vittima scelta a caso su cui far confluire la rabbia e l’odio che un popolo cova dentro.

Ci sono, è vero,  esagerazioni, ripetizioni,  domina un’atmosfera buia, greve che incombe come una cappa di piombo dalla prima all’ultima pagina ,ma il distacco emotivo con cui l’autore sviluppa il  racconto lo rendono ancora più credibile e sotolinea lo scoprirsi di Yacov uguale a tutti quegli uomini, cristiani ed ebrei che versano il proprio sangue innocente sull’altare dell’odio razziale. Yacov. Libero pensatore, malgrado le catene sarà finalmente libero!!.