ELEANOR OLIPHANT STA BENISSIMO (18/11/2018) - a cura della prof.ssa Anna Cosenza Toscano


Autore: Gail Honeyman

Genere: narrativa straniera

Valutazione:

 

 

 

Mi è piaciuto molto il romanzo di quest’autrice che non conoscevo perché è un romanzo positivo centrato sul riscatto di una giovane trentenne che proprio non ha alcun motivo di star bene. Eleanor è una ragazza bruttina, segnata nel corpo e nella psiche da un’infanzia più che dolorosa, drammatica, a causa di una madre crudele che , per ciò che ha fatto, si trova in prigione e malgrado ciò continua ad  esercitare un’influenza negativa sulla figlia distruggendo sistematicamente la sua autostima. Eleanor è una ragazza sola, non ha amici né svaghi, svolge da tempo lo stesso lavoro:  dopo aver girovagato per case famiglia, dopo aver vissuto orrori indicibili, si ritrova in un ufficio dove nessuno le rivolge la parola, dove nessuno la guarda se non per deriderla. Ma le sta bene così. Vive in un assoluto isolamento sociale  perché crede di poter da sola bastare a se stessa finchè un giorno qualcuno ha un gesto gentile per lei e questo cambia le cose. Eleanor si accorge che il rinchiudersi nella proprio mondo artefatto, fatto solo da una pianta, fingendo che nulla fuori  esista,  non va bene. E’ l’elaborazione di quanto accaduto che le manca e che l’intrappola nel passato illudendola che tutto vada per il meglio mentre, in realtà, le fa   perdere di vista il sapore della vita. Le hanno fatto credere che l’orrore sia la normalità, che la mancanza di affetto, amore, rispetto costituiscano la normalità , ma non è così sicchè lentamente cominciano a formarsi delle crepe in quella illusoria bolla protettiva che si era creata  che finiranno con il romperla per far uscire la vera Eleanor, una donna gentile, affettuosa, sincera e altruista che non assomiglia minimamente a chi le ha provocato tanto male. Mi è piaciuto molto, ribadisco perché ho incontrato una donna che malgrado le avversità della vita, le ha affrontate rialzandosi senza strepiti, pianti e lamenti senza un briciolo di autocommiserazione lontana anni luce dal lamentoso Jude protagonista di  “ Una vita come tante” . Un romanzo da leggere perché , nel panorama odierno di orrori e non solo letterari è un inno alla vita e alla rinascita, alla capacità dell’UOMO di essere “ faber vitae suae”.