CONVALESCENZA (30/08/2019) - a cura della prof.ssa Anna Cosenza Toscano


Autore: Han Kan

Genere: narrativa straniera

Valutazione:

 

Il libro è composto da due brevi racconti scritti prima de “ La Vegetariana” ,ma pubblicati dopo l’uscita del libro che ha decretato il successo dell’autrice e in effetti il tema dominante de “ La vegetariana” è anticipato soprattutto dal secondo racconto “Il frutto della mia donna” –che nella sua brevità è però  perfettamente concluso. Ancora una volta Han Kan  scrive dell’assordante solitudine delle donne e del silenzioso fragore della loro inquietudine. Impossibilitate ad esprimersi verbalmente vivono un drammatico tormento interiore che impedisce loro di assuefarsi ai ritmi di una  modernità che ha escluso totalmente il rapporto con la natura. La protagonista del secondo racconto sogna di “vivere solo di  sole, di aria e d’acqua” ma finisce con investire il suo magro capitale nell’acquisto di un appartamentino –cella all’interno di un grande complesso alveare che la comprime , l’annulla. Il male di vivere si tramuterà ben presto in un bisogno fisico di autoannientamento; rifiuterà il cibo, annullerà , come anche la protagonista del primo racconto, qualsiasi forma esteriore atta ad esaltare la femminilità, rinuncerà a tacchi, trucchi, per fare del proprio corpo la carta su cui scrivere e denunciare la propria sofferenza.

Inizierà così ,lentamente, a trasformarsi in pianta ; da qui fortissimo il desiderio di acqua che sarà il mezzo che consentirà la metamorfosi da donna in vegetale con radici, fiori e frutti. “Tutto il suo corpo era verde scuro. Il viso un tempo opaco adesso brillava come la foglia lucida di un sempreverde. I capelli, che prima sembravano foglie di ravanello risecchite, erano lucenti come steli di erbe selvatiche” La Kan riprende così un tema caro agli antichi in primis ad Ovidio.: quello della metamorfosi inteso come fuga e salvezza da una realtà insoddisfacente o peggio disumanizzante.

Il pensiero va inevitabilmente anche al  gruppo scultoreo di Apollo e Dafne i cui capelli e le mani si trasformano in foglie e i piedi in radici e corteccia  o ad Ermione ne “ La pioggia nel pineto”

 e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,……

tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alvèoli
son come mandorle acerbe.

Il linguaggio minimal, scarnificato, costituito da riflessioni e pochissimi dialoghi, evidenzia ancora di più l’insufficienza di un’ autentica comunicazione tra gli esseri umani. Nota positiva il personaggio del marito che ama e cura con affetto

la moglie-pianta arrivando a piantare i semi da lei prodotti nella speranza di garantirne la sopravvivenza,